Stretto_Messina - Enzo Siviero

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MEDITERRANEO
PONTE sullo STRETTO

Nel mondo si fanno opere da 40, 50 e 60 chilometri. Nello Stretto si parla di distanze in confronto davvero minime. Non esiste un'Italia senza il Sud, anzi, l'Italia nasce dal Sud. Questo elemento potrebbe essere fondamentale, per non parlare dei posti di lavoro. Significherebbe un decollo del Sud
Lettera di Enzo Sivero al Presidente Napolitano
Gentile Presidente Napolitano,
sono ordinario di “Tecnica delle Costruzioni” all’Università IUAV di Venezia, ed in particolare, da quasi vent’anni insegno a costruire ponti fisici e metafisici ai miei studenti di architettura.
A loro ho sempre cercato di trasmettere l’amore per il nostro Paese, il valore dell’onestà intellettuale e, soprattutto, l’impegno a ragionare con la propria testa in piena autonomia di pensiero; incoraggiandoli a fondare le loro scelte su elementi verificabili e confrontabili, votandole al bene comune, come ogni architetto dovrebbe fare, e supportandole con spirito di sacrificio.
In questi ultimi anni, mi sono occupato professionalmente e nell’ambito della ricerca scientifica di grandi opere infrastrutturali e, in particolare, di ponti, concentrandomi, da un decennio a questa parte, sul loro inserimento nel paesaggio; un valore al quale l’Italia, purtroppo, non ha ancora indirizzato concretamente le dovute attenzioni.

SProprio  all’interno  del  vasto  sistema  di  valori  del  paesaggio,  costituito  da  elementi tangibili  ed  intangibili,  devo   ammettere  che   la  complessità  del   progetto  dell’ attraversamento stabile dello Stretto di Messina è diventato la cartina al tornasole di una deriva scientifica, culturale e sociale, figlia dei tempi trascorsi della storia politica nazionale ed oggi maturata in una profonda crisi, ahinoi, soprattutto culturale. Questo é dovuto anche per l’infuocato, e spesso disinformato, dibattito nell’opinione pubblica che avrebbe necessità di ben altri approfondimenti non viziati da pregiudizi e prese di posizione ideologiche a priori.
Analizzo le azioni ed i fatti concreti messi in atto dal dopoguerra ad oggi: più ci penso e più appare chiaro che poco si è fatto per “unire” veramente l’Italia arrivando persino a parlare della “Questione Meridionale” come fardello oneroso e ineludibile, unico vero ostacolo allo sviluppo del nostro Paese.
Negli anni ’50, appena uscito da una cocente sconfitta di una guerra non voluta dagli Italiani, il nostro era un Paese dilaniato nei territori e nelle coscienze. Un Paese frammentato, economicamente distrutto e, a detta di molti, perfino incapace di riscattarsi di fronte al mondo.
Ma in pochi anni è arrivato il miracolo: il boom economico di chi si è impegnato a fondo per cambiare il proprio destino e riprendersi la propria dignità come Popolo e come Nazione.
In tutto questo, non è da considerarsi marginale l’apporto della costruzione di una grande opera come l’”Autostrada del Sole”: un’opera che ha sancito l’unità del Paese formando, attraverso il collegamento infrastrutturale, un fronte comune Nazionale, sia fisico che culturale, costituito da chi ci ha creduto con tutta l’anima, stringendosi in un’unità di intenti e di comuni ideali.
Oggi invece, sembra mancare quel coraggio di guardare oltre, quello spirito di sacrificio votato al bene comune, per ritrovare i veri valori dell’essere e del vivere insieme.
Un lavoro pioneristico e immane come l’Autostrada del Sole – con i suoi 745 km e otto anni di lavoro – ha saputo allora riunificare l’Italia superando la crisi del dopoguerra con un gesto ritenuto quasi impossibile.
Oggi la vera unità a cui tendere, con convinzione e sacrificio, per uscire da uno stallo culturale, ed economico sociale, che sta soffocando le opportunità delle generazioni future non é solo quella Italiana ma, come lei ben sa, quella Europea.
Analogamente, nel presente il Ponte sullo Stretto di Messina, il Ponte Mediterraneo, potrebbe unificare l’Europa unendola al Mediterraneo per il tramite dell’Italia. Una realizzazione straordinaria e innovativa con i suoi 3300 m di luce tra i due piloni che toccano le nuvole a quasi 400 metri di altezza. Cui si accompagnano le molte opere di connessione e riqualificazione territoriale e ambientale, forse, ancor più importanti del Ponte stesso.
Un’opera, mi creda, – per esserne io testimone diretto- che tutto il mondo ci invidia (e che già ci stanno copiando …) con tempi incredibilmente brevi per l’approvazione del progetto – almeno secondo gli standard del nostro Paese – un impianto realizzativo che guarda al futuro, un sistema di monitoraggio e controlli mai visto in precedenza, una gestione dei flussi economici e finanziari a dir poco “blindata”, un avanzamento reale della conoscenza tra ricerca e sviluppo: il volano per il rilancio del Sud e dell’intero Paese gestito con altissima professionalità dalla Società Stretto di Messina, vera e propria “Ferrari” nell’ambito della Pubblica Amministrazione.
In un mondo sempre più globalizzato, dove le problematiche locali risultano ininfluenti se non relazionate con un sistema più ampio, dove ogni giorno dal Canale di Suez circa 2000 navi entrano nel Mare Nostrum (a breve, con l’allargamento del canale saranno 4000) a poche centinaia di miglia dai porti della Sicilia, per finire a Rotterdam (raddoppiando tempi e costi del trasporto), beneficiando nazioni come l’Olanda, la Danimarca ed i Paesi Baltici, appare miope e privo di visione prospettica, non rendersi conto dell’enorme valore che il nostro Paese può avere proponendosi come piattaforma logistica del Mediterraneo, capace di intercettare quell’enorme flusso di ricchezza e di benessere e rivoluzionare, così, l’economia italiana e meridionale anche solo cogliendone le briciole, appena il 5%.
Basta vedere la mappa satellitare dei movimenti delle navi mercantili sul Mediterraneo per accorgersi che la Sicilia, ed in particolare l’area dello Stretto, è un baricentro naturale.
In aggiunta, un ulteriore grande progetto europeo, di cui Lei è certamente a conoscenza, è quello portato avanti dall’Associazione FERRMED che propone di convogliare la maggiore quantità possibile di flussi mercantili verso la Spagna, attraverso un apposito corridoio ferroviario a 4 binari (veloce, economico e sostenibile), passando per la Francia, la Scandinavia e i Paesi Baltici, per poi riallacciarsi alla ferrovia transiberiana. Tale progetto una volta realizzato (si ipotizza il 2025) contribuirà a far crescere la competitività di alcune aree del mondo, e a sancire definitivamente la marginalizzazione del nostro Mezzogiorno e dell’intera Italia. D’altronde, la stessa TAV Torino – Lione, che necessita di un paio di decenni per il suo completamento e di cui ancora incerto sembra il reale proseguimento verso est da Venezia a Trieste, non appare una strategia pienamente soddisfacente da contrapporre al progetto FERRMED che sarà operativo con largo anticipo rispetto all’ipotesi TAV verso Trieste, vanificando gran parte dei relativi benefici attesi.
Il progetto di attraversamento stabile dello Stretto di Messina, un Ponte che unisce la ricerca di una centralità nel Mediterraneo con il futuro del Sud d’Italia e dell’intera Nazione, ci offre invece l’occasione per parlare di quest’opera, dipinta come inutile e dannosa, e provare a raccontare un’altra verità: quella dell’opportunità di una trasformazione territoriale “mediterranea” di cui, a partire dal rilancio del Mezzogiorno, beneficerebbe l’intero Paese in una rinnovata unità europea.
Rinunciare a tutto questo per seguire mode e umori dei tanti demagoghi che vestono le casacche di ogni colore politico o associazionistico senza la benché minima conoscenza di tutto il lavoro di ricerca scientifica fatto in questi anni da tante Università e Centri di Ricerca, è rinunciare al rilancio di tutto il nostro Paese e vedere sprofondare nel declino e nel presumibile caos sociale il nostro Meridione e con esso quasi certamente anche l’Italia.
Il prossimo 1° marzo potrebbe rappresentare un punto di non ritorno per questo progetto, visto il recente decreto legge approvato dall’esecutivo Monti che tenta di cambiare per legge i contenuti del contratto sottoscritto dalla Soc. Stretto di Messina con il Consorzio Eurolink.
Se non sarà tentato un ripensamento legislativo sul ruolo complessivo di quest’opera, sarà difficile fermare il blocco del progetto, il cui onere finale graverà pesantemente su ogni cittadino. Tanto che da voci autorevoli, la mancata realizzazione di quest’opera costerebbe allo Stato forse più di quanto vi dovrebbe investire. Senza contare il danno anche più grave all’immagine dell’Italia rispetto al Mondo.
Possiamo davvero permetterci di lasciare in eredità ai nostri figli il fallimento del nostro intero Paese?
Mi rivolgo quindi a Lei, signor Presidente, nella speranza che si possa lasciare al nuovo Governo la possibilità di rivedere l’intera questione utilizzando il tempo necessario per reinquadrare il tema nella sua giusta prospettiva, valutandone anche l’indotto socio economico e i relativi benefici per le prossime generazioni.
In tal senso sono certo che il Sistema Universitario Italiano, che io rappresento al Consiglio Universitario Nazionale come responsabile dell’Area 08 Ingegneria Civile ed Architettura, sarà pienamente disponibile ad impegnarsi per il bene del nostro Paese.
Con profonda stima e viva cordialità.
miti, leggende e verità
Per un nuovo rinascimento mediterraneo
GALILEO n. 210
GALILEO n. 232
Dibattito on-line e in presenza:
13 Settembre 2022 ore 15.30/18

IL PONTE DEL MEDITERRANEO SI PUO' FARE

La parola ai progettisti, agli esperti e ai tecnici della Società Stretto di Messina

Presso l'Università E-Campus
Via Matera, 18

Evento trasmesso in diretta sui canali Facebook e YouTube dell'Università E-Campus


 

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